Instant street art: anche meno 😡
Forse è arrivato il momento di esprimere un pensiero forte contro questa continua ricerca di arrivare primi a discapito di tutto il resto.
Soundtrack: Marracash - Catatonica (Ascoltala prima o dopo aver letto)
🗣️ “Hai fatto la foto per Instagram?“
Dopo qualche mese ho deciso di tornare a scrivere riprendendo il mio tono polemico: sono arrivato al punto che l'instant street art mi ha proprio rotto il c@##o. Non è possibile che il “sensazionalismo di giornata” sia diventato così influente anche nel mondo della street art.
Succede qualcosa? Tempo nemmeno 24h e qualcuno appiccica un poster.
Negli ultimi anni ne abbiamo visti tanti, più o meno belli, ma ultimamente mi sembra si stia un po’ forzando la mano. A volte vediamo poster realizzati in fretta e furia, giusto per dire di aver toccato quel determinato argomento; tanto poi basta fare la foto precisa per i social (o per i giornali, quando c’è un ufficio stampa), inserire i giusti hashtag, aggiungere la frase di rito ad effetto et voilà: sono tutti contenti!
Ne siamo così sicuri?
No… perchè a questo punto mi sorge il dubbio e lo voglio anche insinuare nella tua testa: in questi casi, siamo davanti un’opera d’arte o siamo davanti ad una pagina di Instagram che scatta foto ai poster?
Attenzione: non sto dicendo che sia sbagliato esporre le proprie idee e farlo tramite i poster; però stiamo andando sempre più verso una deriva che non mi piace, uno spazio in cui le opinioni non hanno più un ragionamento, non hanno un peso reale e non smuovono le coscienze. Stiamo andando sempre più veloci per arrivare primi in una corsa in cui non vince nessuno.
Ucraina? Poster.
Guerra? Poster.
Conflitto Israelo-palestinese? Poster.
Razzismo nello sport? Poster.
Diritti delle donne? Poster.
LGBTQ+? Poster.
Emergenza climatica? Poster.
Elezioni americane? Poster.
“Con il mio poster ho voluto porre l’attenzione verso quel problema”
Tutti temi sacrosanti ed importanti, ma toccati frettolosamente, per dire “eh io ho fatto qualcosa”, senza ragionare sul fatto che il giorno dopo in pochi si ricorderanno dell’opera.
Si tratta di qualcosa di nuovo? NO. Guardiamo l’instant marketing ad esempio, che ci ha abituati a risatine stupide per un post social che cavalca l’onda del momento. Divertente, ma passa una giornata ed è già vecchio. Peccato che nel caso dell’arte l’obiettivo dovrebbe essere quello di scavarti dentro, di smuovere qualcosa e segnarti, non di essere dimenticata.
E’ indubbio che l'ossessione ad arrivare primi sta uccidendo la qualità. Non c'è più il tempo per riflettere su un concetto, elaborarlo e poi esprimerlo. Non parliamo nemmeno di provocare o dar vita ad un pensiero più complesso. Oggi conta solo arrivare primi: ma non sarebbe meglio aspettare un po’ e far maturare un’idea invece di correre ad incollare un poster per qualche like?
Rallentiamo, tutti e tutte. Cerchiamo di uscire da queste continue logiche consumistiche e proviamo a lasciare il segno. Meno poster, ma con messaggi su più livelli e più profondi: fermiamo questo concetto di street art usa e getta. Altrimenti continuiamo così: attacchiamo oggi ed aspettiamo domani, quando ci sarà un’altra tragedia da stampare.
In tutto questo non critico le scelte degli artisti/e, le loro opere ed il loro operato, che come ben sai archivio, fotografo e condivido io stesso, ma critico la società in cui viviamo dove tutto deve essere fatto di fretta e noi inconsciamente siamo schiavi di questa dinamica.
NB: ti invito a visitare il sito di CHEAP che da anni usa i poster come mezzo comunicativo toccando sempre temi importanti e senza mai cadere nelle logiche distruttive del marketing.
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Il 1° Febbraio presso il Museo Le Carceri di Asiago, dove è possibile visitare la mostra dedicata all’arte urbana dal titolo “Haring, Banksy, Obey. Libertà non autorizzata”, sarà presente KayOne che racconterà della sua esperienza e del suo libro Vecchia Scuola - Qui maggiori informazioni
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Questo mese ti consiglio di guardare uno dei miei video meglio riusciti e che non avevo ancora condiviso con te: TARANTO! Fidati, ne vale la pena. Qui si trovano infatti alcuni dei muri più belli d’Italia
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💡 Idee e tempo libero
Questo mese il consiglio che mi sento di darti è di prenderti un’oretta e guardare/ascoltare l’episodio di questo podcast. Io sono di parte (se sei nuovo/a ti notifico che Gigi D’Agostino è per me un punto di riferimento artistico da quando ho 17 anni), però ti posso confermare che è la prima volta che sento Gigi parlare al di fuori dei suoi live. Questa intervista è una perla rara e per un creativo può essere grande fonte di ispirazione.
🕵️ About Gian: “Scusami, avevo capito male…Gianni!”
Gennaio è stato un periodo altalenante. I primi 10 giorni con un forte focus sui progetti e sul da farsi. Da lì in poi, fino a qualche giorno fa, una noia ed uno scazzo totale sicuramente legati a stanchezza psicologica. Dopo aver scritto l’editoriale sopra mi sento comunque pronto per ripartire alla grande: avevo necessità di ritrovare la polemica che è nascosta (male) in me.
Con grande piacere ho incontrato e scambiato qualche parola con Saetta di FattoDaYo! Quest’anno il laboratorio/negozio compie 20 anni e quindi abbiamo parlato per cercare un modo di rendere il 2025 memorabile, o meglio, creare dei ricordi interessanti e divertenti. Come detto sopra, purtroppo ho avuto un momento di debacle mentale, ma mi sto riprendendo ed ho già delle idee da condividere con lui.
Non so se hai notato che è esploso sui social un trend dal titolo “SPUTO FATTI”. Io onestamente non sopporto più questo concetto di dover obbligatoriamente seguire i trend o far parte di qualcosa che sta succedendo. Sinceramente: se devi sputare i fatti non lo puoi fare sempre? devi per forza seguire la massa? E soprattutto: hai soddisfazione nel fare questa cosa? Davvero, non capisco.
Ho due cose da dirti se ti adatti ai trend del momento: se lo fai perchè “devi”, visto che punti ad ottenere visibilità, sei schiavo dei social (e non mi dire che sei un free lance perchè non sei libero di fare quello che vuoi, sei obbligato a fare quello che i social richiedono); se lo fai perchè “ti piace”, sei parte del problema. (Citando Marracash che diceva “tu protesti con un hashtag, sei parte del problema”).
Come succede da qualche anno, nei primi giorni di Gennaio ho a che fare con persone che per qualche motivo non riescono a comprendere il mio nome. Questo mese sono stato chiamato Gianluca, Giancarlo, Gianni e Dottor Gennacchi: ho apprezzato molto il “dottore”, forse la seconda o terza volta nella mia vita che succede.
Con O. abbiamo passato una serata da Solchi, localino interessante in zona Isola a Milano. Alla fine siamo diventati amici di Rita, la bartender, personaggio fuori di testa che ha deciso di raccontarci la fine della sua grande storia d’amore. Diventare amico dei/delle bartender/camierier* è sempre bello, ma molto impegnativo, perchè iniziano a portarti gli shottini a casaccio.
“Ciao Hermano!”
La notte folle di Gennaio è stata in una casa sperduta in una vietta di Milano. Una di quelle case da telefilm sudamericano nel deserto, con i ventilatori negli angoli, le macchie di umidità, il divano distrutto, le bottiglie di birra a terra ed il fumo di sigaretta che crea una fitta nebbia. Certo, è stata una bella notte, ma quando ripenso al momento in cui ho messo piede in quella casa ed un ragazzo con la bandana ed un tatuaggio sul collo mi ha salutato dandomi dell’hermano, capisco che forse ci sono volte in cui devo pensarci due volte prima di accettare l’invito a casa di una ragazza appena conosciuta.
C’è una grande novità per Febbraio, sarò a Valencia per quasi 10 giorni. Preparati ai nuovi video sul canale!
Come sempre se vuoi fare due chiacchiere ed approfondire qualcosa fatti sentire,
G.
🗞️ Al di fuori di disagian
OUT OF THE WALL | Ospite nell’episodio 06 con PONGO - Writing, street art ed arte contemporanea
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Riflessione interessante, come sempre. Inseguire i trend per guadagnare visibilità è squallido, non solo nei casi di 'reaction politica' che hai citato, ma ancor di più quando si tratta della morte di un personaggio famoso: tutti lì a ritrarlo, come se fosse un riflesso automatico. L'ho sempre trovato di cattivo gusto.
Chiaro che i muri servano a esprimersi e che non esista un modo 'giusto' per farlo—e infatti il punto non è questo, perché ogni espressione ha il suo spazio. Il problema, per me, non sta nell’arte in sé, né nel poster, ma nell’artista: che persona misera devi essere per pensare solo a sfruttare morti e tragedie per un tornaconto personale?
P.S. Le ragazze di Cheap sono grandi. Ti consiglio anche di leggere il loro libro: una bomba!