Esiste arte da protezione ed arte da collezione
E se a cambiare le regole di questo mondo fosse un muro invece che un museo?
Soundtrack: Subsonica - Tutti i miei sbagli
🗣️ “Un atto politico dopo tanto!“
Questo mese sono rimasto molto colpito da un gesto davvero dirompente del Collettivo FX. Hanno deciso di cedere i diritti d’autore su una loro opera realizzata sulla parete della Guest House di Tuwani, a Masafer Yatta. Gli obiettivi? Proteggere la casa minacciata di demolizione e raccogliere fondi per la causa.
Un gesto forte e raro, soprattutto fuori moda: rinunciare ai propri diritti d’autore non per profitto personale, ma per difendere un luogo, una memoria, una comunità. In un’epoca in cui l’arte spesso finisce incorniciata dentro logiche di mercato, nei musei, nelle gallerie, nei centri commerciali, negli outlet e sui muri delle città per promuovere un brand, questa scelta ha un sapore autentico e ci ricorda i primi anni della street art.
Come sempre, però, tendo a scavare un po’ più a fondo e criticare il mio stesso pensiero: ma sarà sufficiente questa cosa? Il gesto è potentissimo, ma apre anche interrogativi scomodi: non è che se metto in salvo solo il muro su cui è presente l’opera posso distruggere tutto il resto?
Il rischio, insomma, è che il vincolo artistico finisca per proteggere l’immagine, ma tradire il contesto: salvare un monumento vuoto senza vita intorno e senza contesto.
Per fortuna, non è ASSOLUTAMENTE questo il caso: il Collettivo FX è stato chiaro e la strategia è ben studiata anche dal punto di vista legale.
“immagina che bello il futuro: muri protetti da vetri antiproiettile salvaguardati e dei tour di street art a pagamento in mezzo a macerie di palazzi” - Nota sarcastica
Questo gesto mi ha ricordato il 2021, quando JR lanciò Greetings from Giza: un’opera monumentale, poi suddivisa in frammenti digitali venduti come NFT, connessi a cartoline fisiche. Un’operazione brillante, certo, ma anche profondamente immersa nella logica del mercato: spezzetta, vendi, monetizza. Tutto legittimo, tutto molto contemporaneo.
Ma a livello artistico, cosa è rimasto davvero dell’opera una volta che è stata mercificata a pixel e francobolli? Secondo me niente. Qualcuno ne possiede un pezzo, ma senza collettività non esiste alcuna opera.
Qui sta la grande differenza con quanto fatto dal Collettivo FX: non hanno frammentato, non hanno venduto a pezzi, non hanno capitalizzato sull'arte. Hanno protetto un simbolo, rafforzato una memoria, difeso una comunità. Un gesto politico, non commerciale. Una resistenza pacifica, non una strategia di marketing.
E allora la domanda resta aperta e urgente: l'arte urbana può restare libera e utile come in questo caso, ridando voce a chi l'ha persa, oppure sarà inevitabile vederla sempre più addomesticata e mercificata?
Il Collettivo FX ci ha mostrato una strada. Tocca a noi decidere se imboccarla oppure no: per me non ci sono risposte sbagliate, l’importante è che si continui a fare arte e parlarne.
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Il nuovo video sul canale è una documentazione ed anche un invito a visitare la mostra Best Before di Verona. Come anticipato nella newsletter del mese scorso, ho avuto modo di conoscere Martha Cooper e Cibo e sono tornato per completare le registrazioni. Ecco il risultato: si tratta di un nuovo format che spero di riuscire a replicare sempre di più così da poter mostrare anche come l’arte urbana stia sempre più contaminando altri mondi.
PS, se non sei iscritt* al canale, ti chiedo il favore di farlo aprendo questo link: ISCRIVITI e cliccando in altro a destra. E’ grazie al tuo supporto ed i tuoi feedback che posso migliorare e continuare a creare contenuti interessanti.
💡 Idee e tempo libero
Ho trovato molto interessante questo breve documentario che racconta alcuni tratti di Banksy. Non è nulla di ufficiale, semplicemente un classico racconto, ma il modo in cui è stato creato lo distingue.
Questo mese, con molta calma, ho guardato la nuova serie di Black Mirror e devo dire che finalmente sono tornati un po’ in carreggiata. Escluso l’ultimo episodio che è più fantascienza, gli altri rappresentano davvero futuri distopici reali.
🕵️ About Gian: “E ci stiamo lavorando”
Questo mese potrei riassumerlo così: la risolutezza che si scontra con la realtà, e la consapevolezza che, tutto sommato, è sopravvalutata. Non so se capita anche a te, ma più mi rendo conto delle cose, più penso che un po’ di inconsapevolezza selettiva farebbe comodo. Tipo ignorare certe dinamiche, certe persone, certi eventi.
Ad esempio la Design Week.
Per la prima volta dopo più di quindici anni (e forse sto sottostimando), quest’anno ho saltato del tutto il grande carrozzone del Fuorisalone. Nessuna apparizione, nessuna sbirciatina, niente. L’anno scorso ne avevo già parlato qui, e quest’anno, se possibile, ho sentito ancora più forte la sensazione che si sia superato il limite. Quando i brand capiscono che possono farti lavorare gratis in cambio di una tote bag e due spritz caldi, è il segnale che è il momento di uscire di scena. E non pensare che tu “non lavori per loro” perchè nel momento in cui fai una storia taggandoli, stai facendo il loro gioco.
Non fraintendermi: so bene che la Design Week ha anche lati interessanti, ma quest’anno la corsa allo scrocco mi è sembrata più accesa di quella al concept. Si è passati dall’esclusività forzata (con tanto di retorica inclusiva sui social, che va sempre di moda e fa sempre ridere) alla fiera dello sconto. Spero sinceramente che il 2025 segni il picco, e che poi qualcosa torni a un senso più autentico. Lo spero, ma non ci credo.
Ho passato comunque delle bellissime serate (e nottate) questo mese. Il compleanno di C, come sempre, è una fonte di ispirazione e networking. Persone diverse, ma con spiriti affini anche se proveniente da contesti lontani. Ho accettato di creare qualcosa con lei nei prossimi mesi, quindi stay tuned.
Sono riuscito a passare finalmente da Lungolinea, un nuovo spazio urbano a Milano in zona centrale per vedere un’esposizione (WERNICE). La via in cui si trova ha tantissime storie da raccontare, assurde, ma non ho voluto spoilerare nulla ai ragazzi.
Nel frattempo cerco anche di portare avanti i miei progetti. Con fatica e con qualche tentativo di collaborazione che, nella maggior parte dei casi, naufraga presto. Ma ti assicuro che insisto e spero di avere presto qualcosa di concreto da raccontare: per ora siamo ancora nella fase del “ci stiamo lavorando”.
Oramai sto condividendo senza problemi il mio obiettivo: talk e discussioni. Vedo troppe persone parlare davanti ad un pubblico, ma senza avere le capacità di farlo. Quello che a me non manca è il carisma: se riuscirò solo ad accettare più compromessi, entro fine dell’anno riuscirò ad avere uno spazio mio dove poter parlare di arte urbana come lo faccio nelle newsletter.
“Il mondo sta impazzendo, ma lo sta facendo con stile. Tipo con il Super Santo al posto del Super Sayan”
Tra le cose più assurde ma anche più geniali viste questo mese, vince senza dubbio questa: la storia di Dragon Ball Z riscritta interamente con Papa Francesco come protagonista. No, non è blasfema: è una reinterpretazione surreale, ma fatta con una coerenza pazzesca. Se ti capita, guardala.
Dopo un mese di lontananza, sono tornato al Frida, uno dei miei posti del cuore a Milano. Avevo bisogno di capire se era ancora amore o solo abitudine. La verità è che qualcosa è cambiato. Vedo sempre più persone pettinate, precise, con quel look da "aperitivo di networking" che non c’azzecca proprio col Frida. Però una birra in questo posto me la bevo sempre volentieri, anche con l'impressione di essere un po’ fuori posto.
Il disagio del mese? Il cardiologo. Per la terza volta nella mia vita mi hanno vietato sport ad alta intensità. Io che ho sempre fatto calcio, corsa, palestra, interval training… devo iniziare a ragionare su alternative tipo la camminata. Il peggio del peggio: il NUOTO che mi fa incazzare al solo pensiero. È difficile accettare che il proprio corpo ha dei nuovi limiti, ma tant’è: si fa quel che si può. Almeno non mi hanno ancora tolto la birra.
Ah, e no. Anche questo mese non mi sono fidanzato. La mia nipotina continua a chiedere quando arriva una zia con cui giocare ed anche su questo punto le ho detto che “ci stiamo lavorando”. Lo sto facendo seriamente, come dicevo ad O. qualche sera fa, anche se lei sostiene che sto esagerando.
Come sempre se vuoi fare due chiacchiere ed approfondire qualcosa fatti sentire,
G.
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